La presentazione del nostro Bilancio Sociale, nella splendida cornice della Reggia di Portici, è stato un momento di incontro, confronto e riflessione da parte dei tanti ospiti e relatori che si sono avvicendati per darci supporto e valorizzare il nostro operato.
Tra gli altri, Paolo Siani – fratello dell’indimenticato Giancarlo e – che si è reso protagonista di un intervento da leggere con attenzione.
“Nell’infanzia le condizioni di salute e l’uso dei servizi sono influenzate dalle caratteristiche e dalle condizioni sociali ed economiche dei genitori. Le disagiate condizioni socio-economiche durante l’infanzia influenzano lo stato di salute anche nell’età adulta: attraverso un diverso accesso ai servizi sanitari, così come attraverso le abitudini di vita e i modelli comportamentali.Ci sono ormai molteplici segnalazioni in letteratura di settore che dimostrano che lo svantaggio sociale alla nascita provoca disturbi della salute a carico dell’apparato cardiorespiratorio, della cavità orale, e obesità anche da adulti, e se il bambino recupera da grande il suo svantaggio sociale non recupera i danni alla salute.
I pazienti con disagio sociale aumentato si ricoverano più frequentemente di quelli meno disagiati. Il quadro clinico al momento del ricovero o durante la degenza, nei pazienti con disagio sociale, è spesso meno severo aumentato rischio di infezioni nosocomiali.
In Italia, tra i fattori che conducono alla povertà dei bambini pesa soprattutto, più che la disoccupazione o i salari bassi, l’assenza di politiche di supporto alle famiglie.
Fare della povertà e dell’esclusione sociale dei minori uno degli obiettivi fondamentali della strategia Europa 2020 e dei Programmi di riforma nazionali, nel contesto più generale della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, tenendo conto delle raccomandazioni pertinenti per paese adottate dal Consiglio europeo; l’intervento precoce e la prevenzione sono essenziali per l’elaborazione di strategie al tempo stesso più efficaci e più efficienti; in effetti la spesa pubblica necessaria per rimediare alle conseguenze della povertà infantile e dell’esclusione sociale è generalmente più importante di quella richiesta per interventi in più tenera età.
A 15 anni a parità di Q.I. misurato a 6 anni, chi proviene da famiglie povere ha accumulato un ritardo di due anni quando risponde a test sulla comprensione verbale. Il periodo dalla nascita ai 5 anni è importante per le opportunità e la vulnerabilità relativamente alla salute fisica, emozionale, sociale ed allo sviluppo cognitivo. Un considerevole numero di questi bambini vive una condizione di rischio che può limitare il loro sviluppo negli anni prima di entrare a scuola. Le variazioni nelle esperienze infantili precoci si manifestano nelle disuguaglianze nel rendimento scolastico e spesso questi gap persistono. Il successo scolastico comprende non solo l’acquisizione di capacità cognitive ma anche le capacità associate alla socializzazione, al comportamento di autocontrollo ed all’apprendimento.
I bambini che vengono da una condizione familiare più svantaggiata entrano a scuola con più bassi livelli di conoscenze e competenze sociali che sono importanti per il successivo successo scolastico. I più bassi tassi di successo scolastico sono a loro volta associati con sfavorevoli traiettorie negli anni successivi. Questi successivi outcomes comprendono bassi tassi di impiego, dipendenza dal welfare, devianza sociale e criminalità.
Se migliorano i risultati scolastici, minori risorse devono essere spese in termini di servizi educativi per il recupero scolastico o per il sostegno. Se i miglioramenti nella performance scolastica portano ad un livello educativo e culturale più alto ed un conseguente successo economico in età adulta, lo Stato può beneficiare di un ritorno fiscale maggiore e di un ridotto costo per i programmi di welfare e per il sistema giustizia. Come risultato del miglioramento economico, i partecipanti possono beneficiare di più alti redditi per tutta la vita, mentre gli altri membri della società si avvantaggiano dei ridotti livelli di delinquenza e crimine.
Un Tutor familiare educativo in integrazione con il sistema sociosanitario ed educativo pubblico costa 15.000 euro per anno nell’ambito del programma Adozione Sociale a Napoli.
È impegnato nella cura e nel sostegno in media di quattro nuclei familiari contemporaneamente, per un totale di 12 ore per settimana, utilizzando almeno due ore alla settimana per ciascuna famiglia. Partecipa alla supervisione motivazionale ed organizzativa ed alla formazione laboratoriale. Partecipa ordinariamente al monitoraggio quali-quantitativo delle procedure e dei risultati del programma e dei progetti personalizzati, attraverso la compilazione, registrazione e archiviazione delle cartelle degli strumenti di monitoraggio definiti dal Coordinamento scientifico”.
E conclude riprendendo le parole del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza: “Se la classe dirigente di questo Paese non modifica l’approccio verso i temi dell’infanzia e dell’adolescenza, sostituendo l’atteggiamento quasi caritatevole che ha avuto sinora con un’azione organica di lungo periodo che dimostri di cogliere il valore cruciale delle giovani generazioni, noi consegneremo alle future generazioni un Paese socialmente disintegrato e responsabile di essere rimasto indifferente nei confronti di una parte rilevante e strategica del proprio capitale umano.”
Appare evidente quindi che la condizione dell’infanzia nel nostro Paese dovrebbe rappresentare una priorità per la politica, che invece sembra non vedere, non rendersi conto, e sta trascurando, colpevolmente, una fetta rilevante di capitale umano. Si tratta di un vero e proprio “furto di futuro” – come scrive Erri De Luca su Repubblica – che si sta commettendo ai danni delle giovani generazioni, che un Paese come l’Italia non può più permettersi di tollerare.