#BoatCamp2017, la Cooperativa Bambù attraversa il Mar Mediterraneo per “abbattere muri e costruire ponti”.

 

1-4 luglio 2017, una quattro giorni di formazione all’insegna di un modello di imprenditorìa innovativo, di quello spirito inclusivo di cui l’economia sociale si fa portatrice nell’affrontare questioni complesse, come la gestione dei flussi migratori nel nostro Paese e nel resto d’Europa.


Alla sua seconda edizione, il Social Enterprise Boat Camp, sulla tratta Civitavecchia – Barcellona e ritorno, ideato e promosso da Fondazone ACRA e Consorzio Cooperativo CGM, con il supporto organizzativo e finanziario di partner di alto spessore sociale quali Ashoka, Opes Impact Fund, Fondazione CRT, Compagnia di San Paolo e Fondazione Cariplo, si è dimostrato un’occasione di incontro per attori del settore corporate, della finanza, della società civile e del Terzo Settore finalizzata al dialogo e al confronto, pensando a modelli di business e impatto sostenibile per inserire nel mercato del lavoro e nel tessuto sociale rifugiati e migranti pieni di talento, competenze, aspirazioni e sogni.


La Cooperativa sociale Bambù era presente ai lavori attraverso due suoi giovani under 35 che, mossi da  passione ed entusiasmo, hanno avuto la possibilità di dare il proprio contributo, intessendo relazioni con i social entrepreneurs e con i workshop leaders presenti, in un’ottica di rafforzamento delle competenze e di visione ampliata degli orizzonti, prima umani ed etici e, poi, imprenditoriali.


#Day1 – Dopo i saluti istituzionali degli organizzatori presso il Centro Congressi del Porto di Civitavecchia, si è entrati immediatamente nel vivo del tema di quest’anno con la presentazione dei casi di studio selezionati dal Boat Camp; otto imprese sociali di diverse nazionalità ognuna con un unico scopo: facilitare l’inserimento dei migranti e dei richiedenti asilo nel circuito virtuoso dell’economia del proprio paese. Immedesimandosi, infatti, nelle difficoltà che queste persone incontrano al loro arrivo, in Svezia, Austria, Germania, Portogallo e Italia sono nate soluzioni pratiche e immediate nel campo della tecnologia, dell’abbigliamento e sartoria, della comunicazione, dell’orientamento al lavoro, della multiculturalità culinaria. Il messaggio degli “imprenditori oltre le frontiere” ha dato il via al viaggio, con direzione Barcellona!


#Day2 – A bordo della Grimaldi Lines, circa 400 imprenditori sociali sono stati impegnati in sessioni di lavoro intensive, attive e partecipative, in workshop finalizzati al rafforzamento e alla definizione della vision di imprese sociali già attive sul mercato che coinvolgono migranti, delle partnership in gioco, dei finanziamenti necessari, dell’autosostenibilità economica e dell’utilizzo dello storytelling come strumento di successo. Le attività sono state intervallate da plenarie di approfondimento su argomenti strategici e strumenti di gestione (la tecnologia al servizio dell’impresa sociale, sviluppo delle imprese sociali nelle carceri).

 


#Day3
Lo sbarco a Barcellona e la scelta del contesto universitario per continuare i lavori, ha sottolineato quanto dai giovani possa ripartire la giusta leadership anticrisi. L’Auditorium Campus de La Ciutadella, Uniersitat Pompeu Fabra, ha accolto l’Africa’s Reinassance, una conversazione toccante e di grande riflessione con giovani voci provenienti dal continente africano che hanno avuto il coraggio, la determinazione e la passione di proporre soluzioni d’impresa nel loro paese; in Ethiopia, Kenya, Senegal, dove l’acquisto di un’ambulanza o la creazione di un format animato educativo per bambini trasmesso alla tv locale, rappresentano un enorme passo avanti, soprattutto se pensati in vrtù di una responsabilità sociale condivisa.


#Day4 – Sulla via del ritorno, si è scelto di dedicare la scena al cibo, come mediatore culturale, come nesso fra le culture, come agente di una comunicazione condivisa che può generare impresa. Numerose le idee e le possibilità di .accesso al mercato del lavoro nel campo dell’agricoltura e della lavorazione dei prodotti della terra, del catering a domicilio, dell’organizzazione di cene etniche che valorizzano la figura del migrante e raccontano con i profumi le sue tradizioni. La presentazione in plenaria di quanto appreso, immaginato, studiato durante i workshop per creare imprese sociali di successo che avessero come protagonisti i rifugiati, ha chiuso i lavori con la consapevolezza che alla base di tutto c’è la collaborazione, che ognuno è se stesso solo in virtù degli altri.


Noi di Bambù non possiamo che metterci alla prova e chiudere il nostro diario di bordo con una frase che ci ha accompagnato lungo tutto il viaggio… “Io non vorrei solo essere nutrito. Non vorrei solo una tenda o un posto dove vivere. Io vorrei una chance per ricostruire la mia vita, un piccolo aiuto per ricominciare.” (dalle parole di Jim Estill, imprenditore sociale).